Viaggio verso l’umiltà

“Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso,  cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù.” – Filippesi 2:3-5

L’interazione umana è estenuante! Può essere sgradevole, stancante e richiedere molto tempo.

A volte siamo portate  a pensarci due volte prima di addentrarci nelle complicazioni e nel disordine della vita di qualcuno, al di fuori di rapidi e superficiali luoghi comuni.

Durante i duri mesi di isolamento, a motivo della pandemia, credo che molte di noi siano state profondamente cambiate. Siamo state costrette a gestire la vita da sole o soltanto all’interno della nostra famiglia. Non potevamo frequentare la chiesa, avere momenti di comunione o di preghiera collettiva, e nemmeno servirci l’un l’altra.

Dopo mesi e mesi in cui ci siamo concentrate soltanto su noi stesse, è successo qualcosa di strano quando siamo state inserite nuovamente nella comunità. Sono scomparse l’umiltà e la compassione.

Mi sono ritrovata più volte ad arrabbiarmi con le persone, con i loro atteggiamenti egoistici, con il loro essere concentrate su se stesse e con la loro incapacità di controllare il proprio comportamento. Nella mia frustrazione, ho sentito il desiderio di rinchiudermi nel comfort e nella solitudine di casa mia.

Intraprendendo questo viaggio dentro me stessa, ho scoperto un albero che aveva messo radici profonde e aveva iniziato a produrre i frutti dell’amarezza, dell’impazienza e della sfiducia. Questa rivelazione mi ha aperto gli occhi.

Ho pregato e chiesto al Signore di esaminare il mio albero e di mostrarmi ciò che avevo coltivato durante quei mesi di isolamento. È stata una preghiera che mi ha fatto piangere e stare in ginocchio davanti a lui per ore.

Il Signore mi ha messo nel cuore questa parola: umiltà.

Lo Spirito Santo mi ha spinto a leggere i Vangeli e a trascrivere ogni singolo esempio di umiltà di Cristo. Ad ogni esempio che annotavo, il mio cuore veniva inevitabilmente catturato da Gesù Cristo.

Ecco che Gesù, Dio Figlio, per il suo grande amore per noi, ha scelto di lasciare la maestà del cielo per venire sulla terra come un essere umano. Ha preso la forma di servo ed è entrato nel nostro mondo caotico per rispondere ai nostri bisogni e condividere le nostre sofferenze. Ha sopportato la derisione e la resistenza vivendo una vita non incentrata su se stesso e priva di privilegi. Ha persino scelto di obbedire a Dio Padre sopportando la sofferenza, il dolore e la vergogna sulla croce destinata a me a motivo del mio peccato.

Essere discepoli di Gesù è un esercizio di umiltà. Una persona umile riconosce e apprezza l’impatto degli altri sulla propria vita. Quando noto le carenze o i difetti di qualcuno non è il momento di fare una lista dei suoi difetti o di paragonare le mie qualità alle sue.

È un’opportunità per mettere a fuoco la mia lente così che quando li vedo, vedo Gesù. E, invece di essere critica, divento compassionevole; invece di frustrarmi, divento empatica.

Siamo più simili a Gesù quando ci serviamo a vicenda e gli dimostriamo la nostra gratitudine quando entriamo, con un cuore disposto e umile, nella vita caotica delle altre persone per servirli nei loro bisogni e condividere le loro sofferenze. Proviamo una grande gioia quando portiamo la realtà della grazia e dell’amore di Gesù proprio a coloro che ne hanno maggior bisogno.

Non è facile vivere una vita di umiltà. Devo continuamente chiedere allo Spirito Santo di rivelarmi cosa significhi camminare in umiltà giorno per giorno, persino momento dopo momento. Dio si diletta nel dare ai suoi figli le sue stesse caratteristiche. Se cerchiamo il dono dell’umiltà, egli ce lo concederà.

Quando non riesco a dare risposte compassionevoli e umili alle persone della mia vita, mi rivolgo subito a Dio e gli confesso le mie frustrazioni e la mia rabbia. A volte questa confessione richiede più tempo del previsto. Gli chiedo sempre di concedermi l’opportunità di servire ancora una volta il suo popolo.

È un bene che Dio mi veda come un capolavoro, anche se allo stesso tempo non sono ancora un’opera compiuta.

La mia preghiera è che tutte noi iniziamo a emulare Gesù: pronte e disposte a mettere da parte i nostri obblighi, atteggiamenti e sentimenti personali per la chiamata più alta che ci è stata rivolta che è quella di amare le persone nel nome di Gesù.

 

Pace e grazia a voi,

Terria

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