Non trattenere nulla

È noto che una delle prime parole pronunciate da un bambino sia “mio”. Il più delle volte non viene insegnata, ma sembra che i bambini la interiorizzino molto rapidamente. Perché? Tutte noi siamo afflitte dal peccato, che si manifesta fin dai primi giorni di vita sulla terra. Siamo creature egoiste. Vogliamo mantenere e costruire le nostre cose, il nostro regno. Non viene insegnato, ma è insito nella nostra natura umana e peccaminosa.

Essendo a conoscenza della verità sulla nostra essenza, leggiamo di questa donna che sembrava non avere problemi a dare via non solo una piccola cosa, ma tutto ciò che possedeva. La sua offerta l’avrebbe probabilmente lasciata nell’indigenza, ma lei comunque ne fece dono.

Questa storia può sembrare scioccante per noi. Potremmo subito pensare a motivi per cui non comportarci allo stesso modo. 

“Devo pagare la macchina”.

“Sto lavorando per pagare i debiti”. 

“Stiamo cercando di risparmiare per un acquisto importante”. 

“Sono già in difficoltà con i soldi. Non posso rinunciare a nient’altro. Dio non lo vorrebbe da me. Devo essere saggia”.

 Come possiamo rinunciare a tutto ciò che abbiamo? Come possiamo non nascondere nulla a Dio? Si comincia con il comprendere la profondità e la misura in cui Cristo si è spinto per garantire la nostra libertà dal peccato, al fine di avere la vita in Lui. Cristo ha rinunciato a tutto ciò che aveva. Gesù ha rinunciato al Suo posto alla destra del Padre per venire sulla terra e diventare uno di noi. Ha assunto la carne umana e ha sperimentato tutte la fragilità di questo mondo. Ha vissuto la vita che noi non potevamo vivere per poter pagare il prezzo che noi meritavamo di pagare. Ha dato in scambio quanto di più grande potesse fare: la Sua vita per la nostra.

Questo sacrificio non ha lo scopo di colpevolizzarci, ma di avvicinarci a Lui. Tutto ciò che abbiamo è un dono di Dio. Nulla di ciò che possediamo è nostro. Possiamo godere delle cose che Dio ci ha dato grazie al sacrificio di Gesù. La chiamata per le credenti, ora, è di vivere in umile obbedienza, sapendo che non possiamo andare avanti o realizzare nulla senza Gesù.

 Notate cosa sta succedendo in questo versetto. Gesù non sta osservando se una persona sta donando o meno. Il presupposto è che tutte noi dovremmo dare. Ciò che Gesù commenta è la condizione del cuore di chi dona. A Dio interessa soprattutto il nostro cuore.

 Questa chiamata a non trattenere nulla e a vivere nella dipendenza da Dio mi tocca da vicino. Quando frequentavo il seminario, dovevo fare quattro lavori per avere il minimo indispensabile per mangiare e pagare gli studi. Secondo il mondo, avevo tutto il diritto di tenermi stretto il denaro che avevo. Ma Dio si è servito di questo passo per convincere il mio cuore. Frequentavo la scuola per imparare di più circa le Scritture, ma non volevo seguire i suoi stessi comandi. Così dissi a Dio che avrei dato con quello che avevo. Avrei dato più del minimo e avrei confidato nel fatto che Lui avrebbe provveduto.

Vi racconto questa storia non per dirvi: “Guardatemi”. Ve la racconto invece per mostrarvi che tutto ciò che abbiamo è di Dio. È Lui che ha l’ultima parola circa i miei giorni. Posso fidarmi di Lui per avere tutto ciò di cui ho bisogno. Ho scoperto che è fedele alla Sua Parola. Ho iniziato magicamente ad avere abbondanza di denaro perché ho donato di più? No, ma Dio mi ha dato esattamente ciò di cui avevo bisogno, a volte fino all’esatto importo in dollari. Ho imparato che, in realtà, non avevo bisogno di molte delle cose che tenevo strette. Finché ho un rapporto con Gesù, la Sua Parola e le Sue persone, vivo nell’abbondanza.

 Cosa state trattenendo? Forse non siete legate al denaro, ma forse siete legate ai vostri figli, al vostro status tra le persone o al vostro tempo. Come possiamo iniziare ad aprire le nostre mani a Colui che tiene tutto nelle Sue mani? In questo periodo di Quaresima, valutiamo i nostri cuori per vedere cosa stiamo trattenendo per noi e doniamolo volentieri al nostro Salvatore, non per obbligo, ma per obbedienza e abbandono.

Emily

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