Il dono dell’assemblea

Recentemente mi è venuto in mente questo detto: “Non si apprezza ciò che si ha finché non è finito”. Questo mi ha fatto pensare alle cose della nostra vita che, a volte, diamo per scontato.

È difficile credere che siano passati tre anni dall’inizio della pandemia Covid-19 che ha cambiato il nostro mondo al di là di quanto avremmo mai potuto immaginare. Molte cose sono cambiate quando il nostro mondo si è fermato completamente entrando nell’isolamento totale e, sebbene tutti noi abbiamo dovuto adattarci, affrontare la situazione e soffrire in modi diversi, una cosa è diventata molto chiara per molti di noi: Siamo stati creati per la comunità! Gli effetti dell’isolamento si fanno sentire ancora oggi nella nostra società, a causa di quella lontananza dalla famiglia e dagli amici. Per molti, l’unica interazione faccia a faccia a scuola, all’università, sul posto di lavoro, in chiesa avveniva virtualmente attraverso lo schermo della televisione o del computer.

Ricordo la prima domenica in cui, seduta sul divano, con la tazza del caffè in mano, aspettavo che la diretta streaming della chiesa iniziasse. C’era quasi un fattore di novità: era piuttosto comodo. Non mi sono dovuta alzare presto per essere in chiesa per il servizio di accoglienza, né rimanere dopo la riunione a pulire e sistemare dopo aver offerto il tè e il caffè. Ero grata di essere connessa, in qualche modo, anche a distanza, con la famiglia di credenti di cui Dio mi aveva benedetta facendone parte.

Tuttavia, non è passato molto tempo prima che mi rendessi conto che, la “chiesa da divano” certamente non fa bene all’anima. Un incontro virtuale non poteva sostituire la presenza dei miei fratelli e delle mie sorelle per adorare il Padre come un unico corpo, cantare le Sue lodi, pregare l’uno per l’altro e per il nostro mondo, ascoltare la Sua Parola, condividere la comunione e ricevere dallo Spirito il suggerimento su come reagire. Fino a quando non ci siamo incontrati in presenza, non mi sono resa pienamente conto dell’enorme benedizione di poter “andare in chiesa” e del dono di Dio di far parte di una chiesa locale, di adorare, servire, dare e crescere in una comunità.

Questo ci ha permesso di dare uno sguardo più approfondito sulla realtà di molte migliaia, persino milioni di nostri fratelli e sorelle perseguitati che desiderano potersi riunire con altri credenti per adorare in sicurezza e godere di una dolce comunione, ma non possono farlo perché vivono in luoghi in cui ciò comporterebbe loro il carcere o addirittura la perdita della vita.

Fermiamoci e preghiamo per loro affinché possano essere rafforzati nella fede, incoraggiati dalla presenza stessa di Gesù e affinché siano audaci nello spirito e abbiano il coraggio di continuare a far risplendere la luce e la speranza di Cristo nei luoghi bui. Le nostre preghiere raggiungono posti che non possiamo raggiungere personalmente. E’ così che possiamo essere al loro fianco, ora.

La chiesa di cui faccio parte è tornata a riunirsi sia la domenica mattina che la sera. Dio ci ha insegnato molte lezioni,  durante il lockdown, sul dono di riunirsi e sul privilegio e la responsabilità di frequentare, appartenere e servire la chiesa locale. Non è un optional per un credente; la vita cristiana non è mai stata concepita per essere vissuta da soli.

La Bibbia usa le immagini del corpo, della famiglia, dell’esercito, delle pietre viventi che vengono assemblate insieme per ricordarci che Dio ha chiamato a Sé un popolo. Far parte di una chiesa locale è il buon piano di Dio per i suoi figli sulla terra; possiamo notare questo principio in tutto il Nuovo Testamento, e nel brano di oggi, in cui lo scrittore agli Ebrei ci ricorda che non dobbiamo “abbandonare le nostre riunioni” o trascurare l’importanza, il beneficio e la benedizione della comunione con altri credenti.

“Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all’amore e alle buone opere, non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a vicenda, tanto più che vedete avvicinarsi il giorno.” – Ebrei 10:24-25

Il giorno del ritorno di Cristo si avvicina. Vivere alla luce del ritorno di Gesù dovrebbe determinare chi siamo e come viviamo. Riunirsi per adorare dovrebbe essere per noi un’anticipazione del Paradiso, il futuro raduno del popolo di Dio che è costituito da ogni tribù, lingua, popolo e nazione in perfetta armonia.

Potreste pensare: “Aspettate un attimo. Le cose sono tutt’altro che perfette nella chiesa a cui appartengo”. Forse è per questo motivo che avete smesso di frequentarla regolarmente; forse siete stati feriti da un fratello in fede, delusi da un pastore o avete avuto un’esperienza negativa e dolorosa per cui è più facile starne lontani. È una situazione difficile, e non vorrei essere insensibile né minimizzare questo peso. La Chiesa è composta da peccatori imperfetti e dobbiamo affidarci alla forza di Dio per mostrare misericordia, pazienza e perdono. Alcune persone sono semplicemente difficili da amare. (Per grazia di Dio, evitiamo di essere una di queste persone!).

Per fortuna, Dio ci ha dato lo Spirito Santo e il frutto che produce nella nostra vita, se stiamo in sintonia con Lui, ci equipaggia per affrontare queste situazioni difficili. Nessuna chiesa è perfetta o priva di difetti; i problemi al suo interno non sono una novità. L’apostolo Paolo, in molti dei suoi scritti ai credenti del Nuovo Testamento, cerca di affrontare questioni, disordini e lotte all’interno della comunità cristiana.

La Bibbia ci dà saggi insegnamenti e chiare indicazioni su come gestire queste cose, ma è così importante riconoscere che Gesù, il Capo della Chiesa, Colui nel cui nome ci riuniamo per adorare, non deluderà mai, non abbandonerà e non dimenticherà mai il Suo popolo. Egli è Colui che si avvicina a noi per guarire, risanare e guidare dolcemente.

Forse questa non è la vostra esperienza di chiesa, ma potrebbe esserci qualcuno che conoscete che sta lottando con queste cose. Il nostro brano di Ebrei è anche un invito a spronarsi a vicenda e ad incoraggiarsi a vicenda: è questo che Dio vi chiama a fare oggi? Riuscite a pensare a una sorella che è ai margini della vita di chiesa o che non si vede da un po’ di tempo a cui c’è bisogno di ricordare che si sente la sua mancanza, che è apprezzata, necessaria e amata come parte della famiglia di Dio nella vostra chiesa locale? Pregate per loro e chiedete a Dio di mostrarvi il modo migliore per incoraggiare e spronare!

Una chiesa del mio quartiere pubblicizza le sue riunioni con la frase: “Ci riuniamo per poi disperderci”. Quando ci riuniamo per adorare, formati e modellati dalla Parola e dallo Spirito, nella lode e nella preghiera, la nostra riunione ci rinforza e ci equipaggia per vivere ogni giorno come seguaci di Gesù, ovunque siamo sparsi come testimoni, ambasciatori di Cristo, per brillare e servire.

Tutto per la Sua gloria,

 

Katie

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