Fissare lo sguardo su Gesù

Recentemente mi sono trovata a leggere Matteo 26. Se hai familiarità con questo passo, saprai che prima di andare alla croce, Gesù si recò in un giardino. In quel giardino, si mise in ginocchio e pregò Dio di far passare davanti a sé il calice della sofferenza. Implorò Dio di trovare un altro modo per fare ciò che doveva fare. E non una, non due, ma tre volte, Dio non ha risposto, e alla fine è arrivato un “no”. 

 Io e mio marito stiamo attraversando una situazione di infertilità da tre anni e mezzo. E come potete immaginare, ho implorato, implorato e implorato Dio di poter avere un figlio. E mese dopo mese, la risposta è stata “no”. E per qualche motivo, leggendo il racconto di Gesù che riceve un “no” da Dio (non una, ma tre volte), mi sono ritrovata a pensare: “Oh, Lui lo capisce”. Lui sa cosa significa chiedere sollievo dalla sofferenza ed essere rifiutati. 

 E in qualche modo, questo mi porta una grande speranza. Perché ci sono molte volte in cui faccio fatica a “correre con resistenza la gara che Dio ha posto davanti a [me]” (Ebrei 12:1). Onestamente, non amo questa parte della corsa. Sapere però che Cristo ha sopportato anche la sofferenza, credendo di averlo fatto per la “gioia che gli è stata posta davanti”, mi dà la speranza di poter sopportare anch’io questa sofferenza attuale, credendo che Egli sta operando anche questo per il bene (Romani 8:28).  

 Ma la differenza è che Gesù ha sperimentato un dolore e una sofferenza molto più grandi di quelli che mi vengono richiesti. Leggendo le Scritture e studiando la vita di Cristo, vedo sempre più che quanto scritto in Ebrei 4:15-16 è vero. Serviamo un Dio che è in grado di entrare in empatia con noi in ogni modo. E questo è particolarmente vero nella nostra sofferenza. Quindi, perché non dovremmo fissare gli occhi e aggrapparci a Colui che capisce molto più di chiunque altro? 

 Possiamo vivere tutta la sofferenza perseverando sapendo che Cristo ci ha precedute e l’ha fatto anche Lui. 

 Questa è la nostra speranza. Questo Gesù, Colui al quale è stato negato che il calice gli passasse davanti. Colui che è andato sulla croce, assumendo il mio e il vostro peccato che un tempo ci separava da Dio. Colui che è stato letteralmente appeso a una croce con i chiodi conficcati nelle sue mani e nei suoi piedi. Colui che è stato sepolto in una tomba. Questo Gesù è risorto dalla tomba. Ha vinto il peccato e la morte. Ha restaurato il nostro rapporto interrotto con Dio, in modo che il nostro peccato non ci separasse più. In questo Gesù abbiamo la redenzione, il perdono del nostro peccato. E poi è asceso al cielo. Un giorno poi questo Gesù tornerà. E sapete perché questo è importante per noi oggi? Perché quando questo Gesù tornerà, i nostri corpi distrutti saranno redenti. Le nostre relazioni spezzate saranno redente. I nostri fallimenti, i nostri dolori e le nostre sofferenze saranno riscattati. E non ci saranno più lacrime. Un giorno Egli tornerà. E se siete in Cristo, sarete completamente guarite. Questa, amiche mie, è la nostra speranza per oggi.

 Quindi, fissiamo i nostri occhi e il nostro sguardo su Gesù, in modo da poter correre (o anche strisciare) con resistenza la gara che Dio ha posto davanti a noi.   

 

Cristin

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